di Paolo Veronese
A piedi nudi nell'erba cammino, affondo il peso del corpo e dei giorni dove silenzio e attesa hanno abitato
la casa. Qui respira il mondo infante negli orli dei narcisi, nel trapunto di viole e margherite di galassia
nell'odore di terra, di rugiada di sole che mi cuoce il cranio, d'ebbra febbrile meraviglia degli istanti.
Dove gli insetti muovono i segreti del tessuto e del seme di ogni morta cosa che torna e affiora, fa presente
l'immemorabile racconto, il corso di vite consumate, accartocciate pagine che nessun inchiostro asseta,
nessuna voce ripete, nessun confine e legge costringe e racchiude: ma la mente divarica e sparpaglia
nei sensi estesi, nell'estasi breve del tatto. I fili d'erba e le dita contratte a catturare l'equilibrio
povere e ignare protesi dell'esserci mentre precipito nel vasto verde della vertigine, la musa mistica
solleva ali inattese, segue le api entro il ronzio dorato, il peso giace inutile tra le formiche e i fiori
scritto sul manto della primavera confusa carne e coscienza indivisa che tutto ascolta, abbraccia, aspira, attende...
P.V. Equinozio di Primavera 2020
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