di Paolo Veronese
A portare il vulcano Filippo Tommaso Marinetti e altri esponenti del movimento futurista a ridosso del Garda sono i casi della guerra. Nell’ottobre del 1915 Marinetti insieme con Umberto Boccioni, Mario Sironi, Carlo Erba, Achille Funi, Anselmo Bucci, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia e Ugo Piatti, tutti arruolatisi nel “Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti“, furono protagonisti di un episodio bellico a Dosso Casina, sul Monte Baldo.
Da Peschiera, dove era il campo d’esercitazione, i militi dell’avanguardia si mossero lungo la sponda orientale del Garda sino a Malcesine, donde il 12 ottobre salirono al Monte Altissimo e conquistarono in pochi giorni di battaglia la trincea di Dosso Casina, dove gli Austroungarici tenevano la posizione sul lago. La battaglia non fu altro che un episodio trascurabile della Grande Guerra che da solo un anno aveva cominciato a mietere vittime, tuttavia rivestì un’importanza fondamentale per lo sviluppo successivo di quello che Marinetti aveva prospettato su Le Figaro il 20 febbraio 1909, pubblicando il Manifesto del Futurismo e suggellando in tal reboante maniera l’atto di nascita della grande avanguardia italiana. Pochi anni prima, nel 1914, aveva visto la luce la più celebre raccolta di Marinetti, “Zang Tumb Tumb”, concepita in occasione della battaglia di Adrianopoli del 1912, durante le guerre balcaniche:
«… Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrarrre spazio con un accordo ZZZANG-TUMBTUMB ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all’infiniiiiiiito nel centro di quel zang-tumb-tumb spiaccicato (ampiezza 50 kmq) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso grave scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia (…)»
Questa grammatica guerresca che colpisce nella sua sferragliata stonatura (per l’epoca) traboccante d’estro e invenzione è indubbiamente uno dei tratti salienti, una cifra del poeta-militare Filippo Tommaso Martinetti. Parimenti qui, nel territorio gardesano, l’aria di guerra fu fonte d’irresistibile ispirazione per l’avanguardia neonata. Sulle pendici del Baldo, gli esponenti del giovane movimento artistico e letterario ebbero l’occasione di cooperare, per così dire coralmente, alla conquista del Dosso Casina, plasmando un’affinità destinata a cementare amicizie, idee e punti di vista entro un comune e scoppiettante caleidoscopio che di lì a poco diverrà il Futurismo tout court, nelle sue stravaganze e nei suoi eccessi; esperimentando su pietrame e fatica quello che già dapprincipio era programmatico sul Manifesto, quella guerresca attitudine rivolta al sonnacchioso panorama letterario carducciano: «Bisogna distruggere la sintassi… Abolire anche la punteggiatura…nella continuità varia di uno stile ‘vivo ‘, che sì crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti.”… “Distruggere in letteratura I'”io” …, sostituendolo con la materia (rumore, peso e odore). Il che darebbe una bella botta a tutta quella letteratura autocentrata che ci ha affitto sui banchi della scuola: quei poeti assolutamente innamorati del proprio dolore, della propria solitudine, di se stessi, infine.»
Distruggere sembra la parola chiave, in piena sintonia con il vento di guerra che soffiava sulle cime del Baldo, tuttavia l’impeto fu atto creativo tanto da dare alla luce quella “folle crocchia” che di lì a poco avrebbe unito, sotto le insegne futuriste, quello stesso gruppetto di intellettuali che incrociarono le armi tra le rocce gardesane.
I documenti, i testi e i disegni della collaborazione gardesana dei futuristi sono stati raccolti e pubblicati da Dario Bellini per l’editore Nicolodi di Rovereto nel volume “Con Boccioni a Dosso Casina”.
Qui la battaglia immortalata in un parolibero autografo di Marinetti:
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