di Paolo Veronese
In questa alba affondo
pallide parole, una gola in sete
d'infinità che strappi il grigio cenere,
l'orizzonte malato di solitudini,
o forse il vino cattivo a cui giocare
la mente, i miei fantasmi, il cuore stanco.
Ascolto il vento, le voci rarefatte
ansimano strozzate, miste a grida
di cormorani scagliati in volo a mare
sono voci di femmine che cantano?
dove si sfiorano tenebre e luce
- esser laggiù, toccare quel miracolo
che non sa se è bene o male e taglia
sulla pelle lame di ombra e sangue -
essere senso, dare una forma al buio,
vivere in un istante amore e morte.
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