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«L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare»

di Venator Animarum


«I Pesci-Occhio» di Luigi Serafini, un particolare della tavola del Codex Seraphinianus, indagata da Italo Calvino nell’articolo L’enciclopedia di un visionario: «La zoologia di Serafini è sempre inquietante, teratomorfica, da incubo»

«L’unica cosa che vorrei poter insegnare è un modo di guardare, cioè di essere in mezzo al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro»: così nel 1960, in una lettera all’editore francese François Wahl, Italo Calvino esplicita il compito che come scrittore si è dato e al tempo stesso una delle caratteristiche più significative della propria opera. L’elemento visivo è infatti dominante fin dal Sentiero dei nidi di ragno, il libro che segna il suo esordio. Non a caso, una delle prime passioni dello scrittore ancora ragazzo era stato, assieme al disegno, il cinema, vera e propria palestra nella quale si formerà la sua sensibilità artistica. Per tutta la vita di Calvino, poi, l’atto del guardare sarà fonte imprescindibile di conoscenza. Lo testimoniano gli scritti raccolti in questo volume, con cui Marco Belpoliti corona una ricerca avviata fin dal 1996 con il testo teorico L’occhio di Calvino (20062). Si tratta di scritti soprattutto saggistici, molti dei quali pochissimo conosciuti, incentrati – appunto – sull’esperienza visiva, e qui suddivisi in sezioni tematiche, ciascuna con un’ampia specifica introduzione. Emerge da queste pagine una preziosa lezione: la lettura del mondo è difficile, complessa, talvolta destinata alla sconfitta, ma sempre possibile.


Guardare. Disegno, cinema, fotografia, arte, paesaggio, visioni e collezioni (740 pp., Mondadori, Milano 2023, € 26). Il volume raccoglie anche uno degli ultimi libri di Calvino, Collezione di sabbia (1984).

Per Calvino ogni collezione è come un diario e risponde al «bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie d’oggetti salvati dalla dispersione».


Nella quarta di copertina della prima edizione di Collezione di sabbia l’autore si presentava così: «Alcuni tratti della fisionomia dello scrittore vengono fuori in queste pagine d’occasione: onnivora curiosità enciclopedica e discreta presa di distanza da ogni specialismo; rispetto del giornalismo come informazione impersonale e piacere d’affidare le proprie opinioni a osservazioni marginali o di nasconderle tra le righe; meticolosità ossessiva e contemplazione spassionata della verità del mondo. Insieme a dieci di queste cronache di passeggiate per le sale di gallerie parigine, Collezione di sabbia raccoglie altre paginedi cose viste o che, anche se nate da letture di libri, hanno come oggetto il visibile o l’atto stesso di vedere (compreso il vedere dell’immaginazione). Completano il volume tre gruppi di riflessioni in margine a viaggi in altre civiltà (Iran, Messico, Giappone) dove dalle cose viste s’aprono spiragli d’altre dimensioni della mente».


Italo Calvino (Cuba 1923 - Siena 1985), ligure di Sanremo, dopo gli studi e la Resistenza si trasferì a Torino, dove visse fino al 1964. Dal 1947 al 1983 lavorò, a vario titolo, per l'editore Einaudi. Dopo qualche anno a Roma, dal 1967 si trasferì a Parigi per tornare a Roma nel 1980. Attivo collaboratore di quotidiani e riviste, diresse insieme con Vittorini «il menabò di letteratura». Tra le sue opere Il sentiero dei nidi di ragno (1947), Ultimo viene il corvo (1949), Il visconte dimezzato (1952), Fiabe italiane(1956), Il barone rampante (1957), I racconti (1958), Il cavaliere inesistente (1959), Marcovaldo (1963), Le Cosmicomiche (1965), Ti con zero (1967), Le città invisibili (1972), Se una notte d'inverno un viaggiatore(1979), Palomar (1983). Postumi sono usciti, tra gli altri, Lezioni americane (1988), La strada di San Giovanni(1990), Perché leggere i classici (1991).



Italo Calvino, Guardare, a cura di Marco Belpoliti, Mondadori Milano, pp. 768 p., 2023, EAN: 9788804765707, € 26




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