di Paolo Veronese
La bella virtù che ci vestiva è sfatta.
Ora siamo nel fondo del bicchiere
l'immagine sfocata di qualcuno
che ancora ci convince tu sei tu - vero?
Come se il tempo non si divorasse
la coda, uroboro idiota e ingordo
e la vita non ci presentasse in faccia
Il conto, le rughe, la fottuta età
la memoria che arrocca in quel maniero
fatto di ricordi e buchi e bene e male - fatte
pietre caracollate eppure in vivere,
vivere, l'unica competenza appresa - solo
per abitudine di questa scorza
chiamata uomo, scaramanzia di esistere
aggrappati a una bellezza e una speranza
sfumata in orizzonti oro e zaffiro... - dove?
prega l'anima! l'estrema coscienza
di avere, possedere il peso certo
sul palmo della mano, amare
sentire odiare o disperare - oh vivere
la rapida, fuggevole luce dell'istante,
inghiottirsi questa pillola di pura
Meraviglia o follia, forse illusione,
forse concreta e tangibile - bellezza.
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