di Giacomo Cordova e Paolo Veronese
Immensa, caotica, imprevedibile, la capitale messicana sarà l’avanguardia del nostro secolo. Tratto da: La potenza del Messico, Uno Stato che non può fallire. (Limes VIII – 2017)
Ricalcando il tema di uno degli ultimi volumi della rivista italiana di studi geopolitici “Limes”, merita sicuramente attenzione la crescente potenza messicana, a nostro avviso anche a livello culturale.
Soprattutto negli ultimi anni, e a ben vedere anche in quelli a venire, il Messico infatti promette di presentarsi al mondo come una nuova potenza emergente, dalla cultura millenaria, vivace e complessa.
Nell’immaginario nostrano il Messico resta paese esotico, in perenne via di sviluppo, di modesto taglio strategico. Come ricorda Limes, le carte mentali europee – e la geografia ufficiale delle Nazioni Unite lo collocano nel centroamerica, affine più ai Caraibi che agli USA. Assegnato allo spazio culturale latino americano, del quale coltiviamo una rappresentazione folcloristica, di universo affascinante e stordente, seducente e pericoloso. Ingenui semplicismi o maliziose deformazioni, dove il colore soffoca l’analisi.
Peraltro, l’America è un intero continente, non solamente uno stato.
E in Messico è sempre viva la memoria della Nuova Spagna, l’antico vicereame dell’impero spagnolo: spintosi grintosamente attraverso i secoli, con una durata che va dal 1535 al 1821, all’apice della sua potenza controllava di fatto quasi tutto il continente nordamericano. Questa Nazione, dal punto di vista geografico già di per sè immensa, esibisce una varietà orografica, biologica, climatica, e umana con pochi eguali. Un paese dalle mille risorse e dalle mille contraddizioni.
Gli Stati Uniti Messicani, estesi per quasi due milioni di chilometri quadrati (sei volte e mezzo l’Italia), con circa 130 milioni di abitanti sono una considerevole entità economica associata al G20, undicesima al mondo in termine di pil a parità di potere d’acquisto.
Il Messico sarà, e in parte lo è già, vettore di una graduale rivoluzione demografica nel continente americano, con una progressione notevole del ceppo ispanico.
Forti anche del loro genuino e florido spirito patriottico, gli Stati Uniti Messicani sono il più popoloso Paese di lingua spagnola, undicesimo tra i Paesi più popolosi del mondo, costituito da immigranti provenienti da tutto il Paese e un numero molto alto di stranieri.
Per quanto riguarda la lingua, il Messico è una Babele composta di ben 365 idiomi, in lista fra i sette paesi al mondo linguisticamente più affollati: le sue lingue indigene sono come atolli nello sterminato oceano della lingua ispanica.
Il passato indigeno del Messico ha sempre destato l’immaginazione di un po’ tutto il mondo. Le sue origini si fanno risalire a circa undicimila anni fa con lo stanziamento ed il popolamento di nomadi e agricoltori, costituitisi in società via via più complesse, fino alla nascita di diverse civiltà avanzate più o meno note, fra cui gli Olmechi, i Teotihuacàn, gli Zapotechi, i Maya, i Toltechi, gli Aztechi.
Ogni anno milioni di turisti affollano musei e siti archeologici per poter apprezzare l’arte e l’architettura delle società precolombiane. La maggior parte di questi siti si trovano nella parte meridionale del paese, in un’area che nel mondo accademico è denominata «Mesoamérica», ossia il centro di una raffinata civiltà erettasi attorno a coltivazioni peculiari come mais, pomodoro, avocado e peperoncino, commercio a lunga distanza e un ciclo rituale di 260 giorni.
E proprio l’identità vigorosa e poliedrica del suo popolo, che si fonda su una storia antichissima e ricchissima, ne fanno sicuramente altrettanto un luogo da visitare e da conoscere ancor meglio.
Oggi il Messico fa ben sentire la propria voce, forte e fiera della propria potenza, a tutti i livelli: politico, economico, commerciale, e ovviamente anche culturale.
Già il 2013 è stato un anno positivo per il turismo in Messico, poichè ha registrato una crescita maggiore all’industria turistica mondiale. Il presidente Enrique Peña Nieto aveva annunciato investimenti per 13.8 miliardi di dollari nella ristrutturazione di complessi turistici, balneari e archeologici in molte aree del Paese. Fra le più importanti, Calakmul, Chichén Itza, Palenque e Teotihuancan. Ma in verità si tratta di oltre seicentosettanta progetti di investimento mirati a rafforzare il turismo internazionale e nazionale. Il messaggio veicolato dal governo di Città del Messico è mirato a trasformare il turismo in un volano di crescita per l’intero Paese: ecco perché ai governatori sono state consegnate quarantaquattro agende di competitività per sviluppare i centri turistici. Nel 2013 hanno visitato il Messico 23,7 milioni di turisti da tutto il mondo.
La Compagnia nazionale di promozione turistica è stata il “contenitore” atto a seguire la realizzazione degli eventi. Alcuni di questi progetti sono stati contemplati nel programma nazionale di infrastrutture 2014-2018, un maestoso programma di comunicazione che è stato lanciato con lo slogan “vivilo per crederci”, spot televisivi e comunicazione internazionale.
In data 11 maggio 2018 il Ministro del turismo del Messico, Enrique de la Madrid, ha pubblicato sul quotidiano El Universal un articolo in cui afferma che il Paese latinoamericano è oggi «il sesto più visitato al mondo, con 39,3 milioni di arrivi all’anno, quando solo nel 2013 si era al quindicesimo con 23 milioni di turisti dall’estero».
Questi risultati collocano il Messico immediatamente dietro lo Stivale nella tabella delle nazioni che ricevono il maggior numero di visitatori in tutto il mondo, che oggi vede ai primi quattro posti Francia, Spagna, Stati Uniti e Cina.
Dopo una crescita esponenziale nell’ultimo lustro, l’intenzione del governo messicano è chiara: «passare dai 40 ai 57 milioni di visitatori all’anno che ha l’Italia è alla nostra portata. Se manteniamo un tasso di crescita di nuovi arrivi tra i tre ei quattro milioni all’anno, simile all’attuale, in poco tempo potremmo riuscirci», ha aggiunto de la Madrid nella sua rubrica.
La dichiarazione del funzionario messicano non quantifica esattamente il numero di anni necessari per il “sorpasso”, dal momento che è necessario tener conto anche della crescita futura del Bel Paese per quanto riguarda i visitatori.
Nel confrontare i dati ufficiali finali disponibili per il periodo 2010-2016, tuttavia, la crescita del Messico è stata del 50,6% rispetto al 20% dell’Italia (i dati possono essere corroborati sul sitio ufficiale della Banca Mondiale).
Con le ultime elezioni politiche, gli Stati Uniti Messicani hanno dato un nuovo slancio alla propria politica, sia a livello nazionale che internazionale. L’augurio è che anche il nuovo governo possa realizzare il meglio per il proprio Paese, in una crescita continua e magari sempre più attenta alle necessità e ai bisogni del popolo, ad esempio continuando e perfezionando la lotta alla criminalità e alle diseguaglianze sociali, promuovendo un’istruzione educata e consistente e rafforzando sempre di più la diffusione di cultura.
Per quanto riguarda i contatti intessuti anche con il nostro Paese, con il primo volo diretto Alitalia da Roma a Città del Messico, è già stata fatta una scelta importante per il turismo internazionale.
Inoltre, numerose sono state, e saranno, le mostre organizzate in Messico con opere di origine italiana, come quelle allestite da compagnie messicane in Italia.
Negli ultimi anni, ad esempio, nel nostro Paese sono state importate “Kahlo y Rivera” in Palazzo Ducale a Genova, “Sergio Hernández” nel Palazzo delle Esposizioni a Roma, “Maya - il linguaggio della bellezza” a Palazzo della Gran Guardia in Verona, “México - la mostra sospesa – Orozco, Rivera, Siqueiros” a Palazzo Fava a Bologna, “Frida Kahlo, oltre il mito” al MUDEC di Milano.
Vorrei ringraziare in merito, anche per il sostegno fraterno alla mia passione per l’arte e la cultura, il Dott. Carlos Cordova Plaza, un carissimo amico e fratello di penna messicano, che sta abilmente unendo cultura, passione e competenza all’attività imprenditoriale; specializzatosi in operazioni di valorizzazione e promozione culturale, è alla guida di un’impresa di trasporti di opere d’arte per mostre ed esposizioni in tutto il mondo. Mi sta facendo scoprire un paese, anzi un mondo, immenso e bellissimo, qual è la grande e florida terra del Messico.
Sperando di poter magari intraprendere per un nuovo viaggio la via delle Americhe…
¡VIVA MEXICO!
Letteratura e Cinema in Messico
Spendo qualche riga a parlare della letteratura messicana, forse meno nota rispetto ad altre aree ispanoamericane. Fatta eccezione per Paz, nomi come Borges o Cortázar per l’Argentina, Gabriela Mistral o Neruda per il Cile, o il nicaraguense Rubén Darío hanno catalizzato attenzione anche sulle vicende nazionali e sono risuonati oltreoceano, hanno trovato traduzioni e seguaci. La letteratura messicana trova la sua fioritura nella prima metà del Novecento, con il poeta Ramón López Velarde (1888-1921) o Il poeta e drammaturgo Xavier Villaurutia (1903-1950), che fondarono riviste letterarie che ebbero influsso sulla storia artistica e letteraria contemporanea. Un discorso a parte merita Octavio Paz, considerato una delle massime voci poetiche in lingua spagnola del secondo ’00. Nato nel 1914 a Città del Messico, ivi muore nel 1998; visse nella Spagna rivoluzionaria e in Francia, dove conobbe Bréton e si avvicinò al surrealismo. Nel 1990 fu insignito del premio Nobel per la letteratura con la motivazione «Per una scrittura appassionata, dai larghi orizzonti, caratterizzata da intelligenza sensuale e da integrità umanistica». In Paz risuonano i vari echi e motivi della sensibilità poetica messicana. L’ultima voce di rilievo che è risuonata, ancora una volta in poesia, è quella di José Emilio Pacheco, nato a Città del Messico nel ’39 e scomparso nel 2014.
Nella cinematografia il Messico si presta a essere scenario per numerosissimi western, sia nel segno del mito della ‘frontiera’ sia per riletture della storia rivoluzionaria che è risuonata a scala mondiale. Nel ’30, dopo una fugace tappa a Hollywood, Ėjzenštejn si recò in Messico con l’intenzione di girare un film documentario su Zapata, Que Viva Mexico!, interrotto per l’intimazione di Stalin a tornare in URSS. Il materiale girato restò in America e in parte fu rimontato in Lampi sul Messico, nel ’33. Peter Greenaway ne ha raccontato le vicende nel film del 2015 Eisenstein in Messico. Il più celebre attore messicano fu senza dubbio Anthony Quinn, che trovò fama su scala internazionale. Il regista-attore Emilio Fernandez (presente in alcuni film di Pekinpah) ebbe il curioso destino di posare nudo come modello per la statuetta dell’Oscar.
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