di Paolo Veronese
Luna, giunta da orienti odorosi di balsamo e incenso, e ora affacci il tondo d’alabastro sui curiosi che col naso all’insù ti chiedon «facci vedere il lato tuo che tien nascosi i segreti del tempo e dei suoi saggi». E tu tacendo, ai cieli silenziosi seguiti andar, tu che in mille miraggi nel deserto disseti il poeta, e versi la coppa dolce dei suoi versi e sparti fra sabbia e polvere la sua sapienza, luna tremenda e fuggitiva, i persi occhi del mondo veli e tutte le arti semini e strappi nella tua potenza: a noi qui stolti, al naso che rimane lì fisso ov’eri, pur se è già domane.
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